Cielo di lunedì, immoto,
senza uccelli, draghi e aviatori,
lattiginoso come ventre di balena.
Si sente in giro solo un cane
che abbaia da un’ora
non si sa a cosa.
Bevo un caffè,
sa di ago e filo sulle labbra,
di sillabe stipate in gola
come bottoni nella latta dei biscotti.
Si sente in giro solo la tua assenza,
da ieri, da stanotte o da sempre,
e rampica, invisibile, nel mio vuoto,
come promessa in sposa.
Il pavimento della mia cucina
è tutto qui, sotto i piedi nudi,
ha duecentoquaranta
piastrelle venti per venticinque
in grès porcellanato.
Trovarne i metri quadri
sarebbe un segno di squilibrio
mentale;
sarebbe come ammettere che
senza di te la vita è tutta uguale.
Signore del cielo e della terra
che di notte premi sui miei occhi
il sogno traditore,
o tu non esisti per davvero,
o sei proprio come me
che non sa un cazzo
dell’amore.