“Hai una sola chance per vivere,finita questa non hai più nulla” pensavo. Sentivo il vento tra i capelli, ero lontana da qualsiasi altro essere umano, la luna rifletteva nelle mie lacrime il suo splendore,sentivo sotto di me l’acqua del fiume scorrere e mi chiedevo se sapesse quello che stavo per fare. Chiusi gli occhi, per un solo istante sentii tutto.
Amavo prendere il sole fino a sentire bruciare la mia pelle, era la mia finestra preferita quella, i miei occhi vantavano di aver visto i più bei tramonti e le più quiete albe. Vedevo le persone camminare, i bambini non guardavano mai dove mettevano i piedi, camminavano certi di non trovare alcun ostacolo. Un uomo portava a spasso il suo cane, scondinzolavano alla vista di ogni bella donna che incrociavano. Una ragazza era attenta a non sporcarsi le scarpe, guardava con estrema minaccia il terriccio e le foglie che la circondavano. Una donna di mezza età era intenta a farsi piacere ciò che la vetrina di un negozio rifletteva, scrupolosamente infilava i capelli dietro l’orecchio e con l’altra mano modellava il rossetto applicato sulle labbra.
Un uomo dalle grosse spalle curve, e le mani in tasca attraversò la strada, vedevo i suoi scarponi ricoperti di fango spuntare come due grosse talpe da un jeans chiaro strappato, si sforzava di guardare solo il suo percorso, ma la curiosità lo tradiva, con furtività spiava tutto ciò che si muoveva o emetteva suoni. Si azionò l’allarme di una macchina, fu divertente guardare come tutti reagirono allo stesso modo, mani sulle orecchie, storsero le labbra e socchiusero gli occhi, cercavano il consenso degli altri ora che un nemico comune aveva squarciato il silenzio.
Provai tanta pena, non tutte le persone incontrate furono buone con me, ma io amai tutti, percepivo sempre un leggero tremolio al cuore dopo aver compreso quanto tutti siamo simili e soli, ma ora non sento nulla. Contemplai per ore i passanti ignari del mio sguardo fisso dalla finestra, nemmeno il sole quel giorno sembrò aver fatto caso a me.
Aprii la porta, una brezza leggera sollevò gialle foglie appoggiate con grazie su un tombino, non riuscivo a percepire i brividi sulla mia pelle, nemmeno quando un ragazzo sulla bici venendo nella mia direzione pedalò ancora più velocemente, chiusi gli occhi, capii che di me non c’era altro che il mio riflesso.