Una bocca, un’apertura verso l’orizzonte dove la stessa acqua entra ed esce.
Un passaggio stretto che apre in una valle oscura. Uno spacco, un taglio, una fenditura.
Una crepa, un buco da riempire di cibo, di baci, di parole, di terra.
Un varco umido e tiepido dove si ferma in una goccia piccante, il vizio, un grano di pepe
tra i denti e la gengiva.
Una cavità golosa dove si attacca in una punta salata, il peccato.
«Lavati quella bocca!»
Basterà un po’ d’acqua fresca per poterlo inghiottire una volta per tutte. E invece è sempre
là, nascosto sotto la lingua, scivola in una pozza di sugo, si schiaccia contro il palato e si
allarga fino a strabordare nell’angolo della bocca in un orlo giallo di maionese.
«Chiusa, chiusa quella bocca!»
Una porta tenuta chiusa sull’anima venduta al diavolo, se apro c’è il fuoco dentro, chi
potrà salvare Hansel e Gretel dalla voracità della strega? Meglio sorridere appena.
Un bordo sottile, una fessura, uno spiraglio, il margine di una ferita profonda e
insaziabile.
Dammi un altro bacio. Solo se mi darai un bacio potrò guarire da questa malattia. Un
sorso d’amore può rubarmi i pensieri e portarli via. Un pizzico di salsa piccante, una
golata di passione che subito diventa ingordigia.
Voglio un altro boccone gonfio di sugo, voglio un altro bicchiere e un altro bacio, per
riempire questo foro tondo, questo pozzo senza fondo, questa bocca da sfamare di cibo, di
baci, di parole, di terra.