Com’eri vestita? – ILARIA DI ROBERTO

“Com’eri vestita?” – Oh signor appuntato,
questo è sufficiente per estirpare un reato?
Pullover e blu jeans se la memoria non mente,
era l’una di notte e non c’era gente.

Nessuna prova o testimoni del fatto,
poco più avanti c’era solo un gatto.
La strada era buia, il lampione era rotto,
non ho visto nulla e in casa mia si è introdotto.

“Com’eri vestita?” – illustrissimo Signore,
se per lei questo è un movente, per me è un disonore.
Può garantirmi che senza questo abbigliamento
non sarebbe mai iniziato questo mio tormento?
Se lei me lo conferma, io son più sicura,
perché mi creda, non ho mai provato tanta paura.

Si è accanito sul mio corpo, sul mio volto ormai rame,
segnato dalle botte di una mano infame.
“Com’eri vestita?” – lei mi domanda ancora,
tuttavia, glielo assicuro, non l’ho mai visto prima di allora.

Nessuna storia, nessun precedente,
nessuna malizia o vestito indecente.
Si è accanito con vigore sui miei pugni chiusi,
mi ha sbattuto contro il muro, avevo gli occhi socchiusi.

Nessuna persona è intervenuta in mio aiuto,
la prego, non mi chieda se mi sia piaciuto.
“Com’eri vestita?” – il dolore è stato tanto,
non riuscivo a guardarlo, sono scoppiata in un pianto.

Ho cercato di scappare, senza alcuna riuscita.
Ma in fondo a lei che importa? È soltanto la mia vita.
È impresa assai difficile definire la paura,
quella linea sottile tra la vita e la tortura.

Mi ha sbattuta contro il muro senza alcun tentennamento,
ho implorato a Dio invano di salvarmi da quel tormento.
“Com’eri vestita?” – Mi perdoni signore,
ma le sembra ancora il caso di mitigare il mio dolore?

Se non è sufficiente, io gliela dico tutta,
mi ha buttata sul letto, la mia anima era distrutta.
Sempre con le mani, la bocca mi tappava,
volevo gridare aiuto, ma “stai zitta!” mi urlava.

Fu in quel momento che col suo pugno chiuso,
mi colpì in un occhio e del mio corpo fece abuso.
“Com’era vestita?” – lei insiste ancora,
anziché proteggermi, mette in dubbio la mia parola.

Nel giro di poco me lo son trovata addosso,
mi ha afferrata per le gambe e poi in faccia mi ha percosso.
Fu proprio nel momento in cui abbassò i pantaloni,
che io smisi di pregare e annullai le mie emozioni.

In quell’attimo di gelo e di pretto sconforto,
con la sua virilità profanò il mio corpo.
“Com’eri vestita?” – non immagina il dolore,
tutto quello che ho provato non fa rima con amore.

Nessuna parola sarà mai sufficiente
per descrivere le impronte di un dolore ormai latente.
C’è anche chi ha insinuato che me la sia cercata,
in fondo cosa c’è di meglio che esser violentata?

Funziona così, Signor Appuntato,
oltre al danno c’è la beffa, io ormai ci ho rinunciato.
“Com’eri vestita?” – forse lei non mi crede,
mosso dal dubbio che io sia qui in malafede.

Ho radunato il mio coraggio, riesumato il mio calvario
per un pelo di giustizia, al di là di un onorario.
Lei non immagina quanto mi è costato,
venirle a raccontare tutto quello che ho passato.

Forse denunciare è solo un’idiozia,
se lei me lo conferma, alzo i tacchi e vado via.
“Com’eri vestita?” – lei non si arrende,
ma arrivata a questo punto ormai non mi sorprende.

Sa, questa denuncia io la voglio fare,
per vendicare la mia vita non saprei dove altro andare
Per cui appuntato, mi faccia questa cortesia:
accolga la mia supplica, non mi chieda di andar via.

“Com’eri vestita?” – mi chiede nuovamente,
ormai è giunta ora di andare, sta arrivando altra gente.
Lasci solo che le dica due parole, Signore,
adesso dentro me, batte anche un altro cuore.

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