Non so in quale vagone ti sei seduta,
partendo in sordina
su un binario astratto,
vicina a me non ti trovo;
so che sosti davanti a una finestra
con il sole dei ricordi sugli occhi;
dormi beata
il sonno dei pazzi e borbotti di stanze ormai sgombre.
Come vorrei spingere le tue gambe in avanti,
a percorrere insieme ancora qualche passo;
ma tu resti ancorata
a un lago di settembre:
tutti c’eravamo attorno,
fianco a fianco,
un’estate bionda
che non ritorna,
tu la rincorri nei sogni
tra il vento caldo e i frastuoni,
con la città e suoi vizi,
anche lei,
con noi in vacanza
che era dei nostri,
a fare la sua parte.
Ma quella vita ormai
nelle tue parole,
non ha più un respiro proprio,
ha fiato corto,
geme come te nei corridoi
e noi tutti,
come echi
rimbombiamo tra i muri.