I miei occhi persi nel nulla
nulla oltrepassano, non sono qui,
non vedo ciò che ho davanti
poiché a ritroso viaggia lo sguardo,
mi perdo ovunque dentro di me.
il divano m’abbraccia
nelle sue strette morse
come fosse una camicia di forza,
Il televisore mi guarda, parla
un’altra lingua.
Divago tra il pulviscolo e la ghiaia
nel caos di ciò che ho rimosso,
materia gravante
sul mio collo ora piangente.
Diviene tutto più leggero
quando riscopro e ammiro
le levigate dolci statue
generate da parte di quella ghiaia:
radicata sensatezza
dall’imperturbabile forma.
Posso arrabbiarmi,
posso arrossire,
rattristarmi,
posso godere,
volare nel pieno del vissuto
mentre rimuovo paesaggi, e cado,
giù per la fossa della noia d’oggi.