«Sto bene, cara, non preoccuparti» disse riagganciando. La bugia si condensò sul vetro, appannando il suo riflesso ammaccato: stava da schifo, altroché.
La condensa si ritirò. Oltre la sua faccia malconcia intravide lo scoiattolo, puntuale come sempre. Bene: tra poco si sarebbe occupata di lui. Si trascinò in cucina, l’anca che le faceva un male d’inferno.
«Tranquilla, ti riprenderai» le aveva detto sua figlia, ma sapevano entrambe che era una pietosa bugia. Appoggiò il cordless e tolse la teiera dal fuoco. Versò l’acqua bollente in una tazza, vi intinse una bustina di tè e ghermì le pillole che gli aveva procurato il genero.
«Dio che babbeo!», sbottò lasciandosi cadere, sfinita, sulla sedia.
Se non fosse un babbeo, ora non avresti le tue pillole! Ah ah.
L’ossicodone stava funzionando alla grande: riuscì a tirarsi in piedi al primo tentativo. Il cuore invece le sfarfallò di brutto. Sapeva che, alla fine, non avrebbe retto, ma era importante tener duro ancora un po’.
Prega di non aver esagerato con le anfetamine! Raccolse la marionetta dal tavolo – il bastardo gradiva i suoi spettacolini – e le fece fare un balletto: sarebbe anche crepata ma i suoi riflessi erano da Oscar.
Si infilò il cappotto e si cacciò in tasca il sacchetto con le noci frantumate. Dall’attaccapanni raccolse il bastone da passeggio, lo fece roteare come una majorette e dopo un paio di giri se lo accomodò sull’incavo del braccio.
Aveva appena iniziato lo show quando un moccioso gridò: «Guarda quella vecchina, mamma!» Lo scoiattolo si immobilizzò, lasciando cadere un pezzo di noce. Il bastone le scivolò in mano. Si trattenne a stento: era su di giri come una locomotiva ma, ora che il bastardo era sul chi va là, non aveva chances. Il moccioso mosse un passo nel vialetto. Fu tentata di urlargli contro o di minacciarlo col bastone. In ogni caso, avrebbe rovinato tutto.
Fatti venire in fretta un’idea, strafatta del cazzo.
Sollevò la mano facendo risalire il bastone sul braccio – muoversi lentamente non è affatto facile imbottiti di anfetamine – se la infilò sotto il cappotto, si scoprì il seno avvizzito e lo dondolò passandosi la lingua sulle labbra crepate. Dio che schifo.
La madre, scioccata, agguantò il figlioletto e, borbottan-do minacce, lo trascinò via.
Ecco, così, brava mammina.
Il cuore mancò un paio di colpi e lei fece cadere un altro pezzetto di noce, certa di essere al capolinea. Il cuore però si rimise in carreggiata e la bestia tornò a farsi intrattenere.
Adesso. Caricò il bastone come se non avesse fatto altro in vita sua e lo abbatté sulla bestiola. Lo scoiattolo si schiantò sul tronco del castagno con un tonfo soffice.
Scattò e gli piantò il bastone nel ventre.
«Oh, è inutile che fai quella faccia, non mi freghi: lo so che mi hai fatto cadere apposta. Oh, dovresti essere contento: hai fatto davvero un ottimo lavoro! Chiedilo ai medici che mi hanno rattoppato. Beh, adesso tocca a me renderti…». Crollò a terra.
L’ultima cosa che fece fu pregare Dio di far crepare quel maledetto stronzo.