Possessione

Copyright: Image by wirestock on Freepik - Autore Racconto: Luca Girolimetto

Kevin vide la nonnina nel parco vicino alla scuola: una vecchia come tante se non fosse stato per quella marionetta. E per lo scoiattolo. L’animaletto saltava addosso alla marionetta come impazzito: sembrava cercasse di farle del male. Dal canto suo, la marionetta continuava a danzare leggiadra: doveva ammettere che la nonnina ci sapeva fare, nonostante l’artrite che le deformava le mani.

Kevin si avvicinò. Era strabiliante come il pupazzetto e la vecchia si assomigliassero. Stessa postura, stessa faccia rugosa, stessi capelli bianchi. E persino lo stesso bastone e le stesse ciabatte ai piedi scalzi.

«Signora, non ha freddo ai piedi?» Lui con le Doctor Martins e calzini di lana stava congelando. La vecchia continuò a muovere i fili senza nemmeno notarlo. «Oh, beh, buona fortuna», le disse Kevin voltandosi per andarsene.

Fu solo per miracolo che evitò di calpestare lo scoiattolo che gli si era parato davanti e gli aveva puntato addosso le biglie nere che aveva per occhi. La bestiola snudò i denti e gli squittì contro un rimprovero. «Sì, beh, buona fortuna anche a te». Il nero delle biglie si condensò in odio.

Quell’animale era fuori di testa. Forse aveva la rabbia. Quando lo oltrepassò e si fiondò sulle ciabatte della vecchia, ne ebbe la certezza: Cristo, le stava rosicchiando i piedi! Kevin pestò con forza il terreno vicino allo scoiattolo nel tentativo di spaventarlo. L’unica cosa che ottenne fu uno sguardo furioso. Ora le ciabatte erano lorde di sangue.

La vecchia continuava a manovrare la marionetta, indifferente.

Kevin caricò un calcio che lo scoiattolo evitò con grazia. Il pelo attorno al musetto era raggrumato in strisce appiccicose. «Fatti curare, amico» disse a voce alta per scacciare l’inquietudine. Poi, cingendo la donna con un braccio, aggiunse: «Venga signora, l’accompagno a casa». La vecchia si scostò senza smettere di far volteggiare la marionetta. Kevin allungò una mano: «Avanti, da brava. Adesso me la dia e poi la porto a casa».

Per la prima volta la vecchia tolse gli occhi dal pupazzetto per puntarli nei suoi.

«È mia!» gracchiò tra i denti malconci.

Kevin mosse un passo indietro. Avrebbe dovuto andarsene, ma non lo fece. Al contrario, si scagliò contro la vecchia per strapparle di mano quella stupida marionetta. Quando il bastone gli colpì la mano, gridò. Di dolore e di rabbia. Prima di rendersene conto, il suo pugno colpì la vecchia allo stomaco. La vide accasciarsi, scomposta come una manciata di foglie secche.

La marionetta ruzzolò fino ai suoi piedi. Dio, cosa aveva combinato?

«Mi dispiace, signora, non so cosa mi è preso» disse chinandosi per raccoglierla. «Non farlo!» gridò la nonnina. Sembrava terrorizzata. «Non si agiti, adesso gliela riporto».

Kevin notò lo scoiattolo che saltellava attorno alla marionetta. Che buffo, gli sembrava di averlo già visto. Ma che importava? Ora doveva solo dare vita a quello che sembrava un piccolo lui. Stesse scarpe, stessa postura, stessi capelli ricci e neri. Si sarebbero divertiti un mondo lui e la sua marionetta.

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