Solo Con Gli Occhi – MGP

Alcuni hanno gli occhi umidi di un cavallo, le ciglia dritte e lunghe, lo sguardo di lato, grande e contornato di nero.
Non sanno guardare gli alberi, trattengono a stento dentro le palpebre qualcosa che vorrebbe uscire.
E’ pericoloso guardarli, possono trafiggere e io potrei cadere dalla panchina se tu mi guardassi con gli occhi languidi di un cavallo.
Gli altri sanno che quelli che si amano camminano su due strade opposte, si seguono a distanza e ancora sognano. Legano le mani, i piedi, non dicono una parola. Si mettono contro il muro, guardano, aspettano e tremano.

Tremavano i tuoi occhi per potermi guardare, questa mattina.
Da quanti giorni hanno pensato come fare per non essere feriti un’altra volta, oggi, vedendomi.
Da quanti anni si sono preparati, che cosa hanno abbandonato fuori e intorno. Quali parole hanno masticato e inghiottito dentro e sempre più vicino allo spessore duro del corpo?
Un esercizio quotidiano di potatura, un tempo all’indietro tagliato a piccole sezioni e buttato nella grande gola del niente, a secchi.
Là tutto tace e niente si muove.
Là non si pensa, né si fa, né si dorme.
Si sta, al buio, fermi e si aspetta che un altro pezzo cada.
Una gamba, una spalla, una mano, quando finalmente il cuore?
Non pensavi si potesse vivere anche così, solo con gli occhi che guardano e poi immobili e mutilati.

Voi credete che quell’uomo con gli occhi umidi di un cavallo potrà mai risorgere dal buio o almeno chiedere aiuto alzando un braccio? Credete che potrà mai dire: «soccorrimi, ho un dolore qui».

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