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Copyright: Image by jcomp on Freepik - Autore Racconto: Luca Girolimetto

SUCCESSIONE

«La voglio!» ringhiò il ragazzino strattonando la madre. La marionetta ebbe un brivido. Un maschio? Nah, impossibile.

La vecchia smise di manovrare i fili e la guardò accasciarsi. Le labbra erano di un rosa sbiadito: tra non molto avrebbe dovuto occuparsene. Era stanca di farlo anche se, in fondo, non poteva certo dire che le fosse mai dispiaciuto. Si riscosse dai suoi pensieri e guardò il ragazzino. Proprio una gran faccia di cazzo. Sentì la mano pruderle ma trattenne il bastone. Volse uno sguardo irritato alla madre, che stava prendendo il figlio per la manica cercando di trattenerlo.

«Lasciami, la voglio!», urlò liberandosi e lanciandosi verso la vecchia.

Stavolta il bastone fu più rapido dei suoi pensieri e si sollevò in aria andando a poggiarsi nello sterno del moccioso. «Sei sicuro di volerla, cara la mia testa di cazzo?»

La madre sussultò. Aveva tutta l’aria di una a cui fosse sfuggita di mano la situazione.

“Bella, ti è sfuggita di mano l’intera vita.”

Il moccioso fece un passo indietro, le labbra tremanti. Che peccato. Per un istante ci aveva davvero sperato.

«Dammela!» disse tenendosi a distanza, lo sguardo carico d’odio.

Bene bene. «Ti ripeto la domanda: sei sicuro di volerla? Costi quello che costi?» La madre emise un verso a metà tra un singhiozzo e un urlo. Poi disse: «Andiamo via». Sembrava più una domanda che un ordine.

«La voglio!» «Molto bene ma ti avverto: ti costerà parecchio».

«Non mi importa: mio padre è ricco!»

Il bastone guizzò di nuovo colpendo il petto del ragazzino che quasi cadde all’indietro: «Ma io non sto parlando di soldi. Sei disposto a uccidere per averla? Perché dovrai versare del sangue innocente perché Asham sia tua».

La marionetta si agitò come a confermare le parole della vecchia. La madre era bianca come una mattinata di brina. Aprì la bocca, provò a parlare, poi la richiuse senza proferire suono. Guardò il figlio che con un gesto brusco si liberò della tenue presa con cui cercava di rimanere aggrappata al mondo.

«Dammela!» «Torna quando avrai pagato, e te la metterò in grembo. Toccala senza averlo fatto e maledirai la tua stupidità per l’eternità».

Erano tredici giorni che non vedeva il moccioso. E pensava che non lo avrebbe rivisto mai più. Forse la madre aveva trovato la forza di imporsi. O forse aveva costretto il marito a farlo. «Che ne pensi?» chiese alla marionetta che la fissò intensamente prima di far sbocciare un sorriso vermiglio. La vecchia si portò una mano al petto, il respiro bloccato in gola. Dopo tutti quegli anni, si sarebbero separate allora. Una lacrima le scese incanalandosi per una ruga.

Damiano piantò il coltello da caccia nel ventre dell’uomo e maledisse la vecchia. Non le aveva detto che quella figlia di puttana era un mutuo a vita di sangue. Ripulì il coltello su uno straccio che buttò in un cassonetto e raccolse la marionetta. Le labbra le si stavano già colorando di uno sfrontato rosso ciliegia.

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