Ieri sera ho visto una signora, sola
Una donna con i capelli lunghi, disordinati, imbiancati dal passare dei giorni, dal tempo, dalla solitudine.
Da giovane dev’essere stata sicuramente una bella ragazza, una bella donna,
sarà stata bambina, come tutti noi.
Aveva una birra tra le mani e gridava la sua disperazione al nulla,
alle persone.
Le lacrime agli occhi, la bava o un filo di schiuma le pendevano tra le labbra percorrevano il suo viso scivolando tra le rughe, andando a morire nel suo mare, tra le sue umili vesti,
come in un fiume.
Parlava a voce alta per farsi sentire dall’indifferenza.
E la sua anima la spronava nel farlo.
E non aveva nessuna importanza lo facesse tra sguardi incuriositi e facce indignate, tra chi avrebbe avuto l’obbligo morale di aiutarla, tra chi doveva essere d’esempio per i propri figli.
Tra chi pensava nel proprio meschino silenzio, fosse soltanto una pazza, un’alcolizzata.
Addirittura c’era chi fingeva di avere paura di lei, di temerla.
lei così sola, inerme.
Era solo disperata.
Stanca.
Non avrebbe fatto male a una mosca, chiedeva soltanto ascolto, attenzione.
Mi fermo, la guardo, decido di farlo. L’ascolto.
Mi viene incontro, le sorrido. Mi osserva, smette di gridare.
Le chiedo cosa io possa fare per un suo sorriso. Lei mi chiede una sigaretta,
gentilmente, per favore.
Le lascio il pacchetto, stasera non fumerò.
Mi ringrazia. Non lo dimenticherò mai.
Avrà avuto l’età che aveva mia madre.
Si allontana e tutto torna come prima, tra i clacson di chi si manda odia per una precedenza.
Tanto rumore e poca umanità tra chi predica la falsa carità.
Solo amore per se stessi.
Non posso fare altro che pregare per lei.