Vespro Allor A Miglior Tempo

Copyright: Image by freepik - Autore Poesia: Charles Labarre

Vespro allor a miglior tempo
‘L cor struggeasi di pianto
Ne l’oscuro deserto
Coll’ali d’un angelo.

Mercede dimandando a lo ciel
Volse una preghiera adornato
Con cura lasciò la commande
In quell’albergo et moribondo.

In sulle ginocchia piegato
Colse dalla terra un fior
Prima d’esalar l’anelito
Estremo sentia forte amor.

Spada poi il collo trafisse
E ‘l capo giù dal colle
Fue accolto da l’onde
De la madre et il mare.

Spoliata delle vesti et la chioma
Dorata si gittò sulla pira
Quell’ardente e bella reina
Trafitta dalla d’argento lama.

Et quegli che l’armi cercava
Macchiato dall’onta fatale
Quegli poi la vita si tolse:
Quegli fu nomato eroe.

Frattanto infra siepi silenti
Si consuman li dolci baci
Di giovani amanti pria
Della funesta attesa hora.

Lo riflesso ne lo fiume fangoso
Riflette quella giovine nel verno
Che non conosce requie e riposo;

Ella or col viso freddo
É ancor dei giochi compagna
Tanto cara che fu ad Amleto
Or sepolta dai fiori e l’acqua.

Cangiam li nostri e non fia
Lo splendor d’una ruina
O l’eco della tempesta;

Sia questa la partenza
Ove occhio non arriva
E pur’ anco lo ritorno
De lo specchio è l’imago.

Addio per sempre, lasso!
Poiché vita va fuggendo
E nulla più dimandando
Un morto da sempre morto.

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